I Conti di Tuscolo: in epoca medievale, nel secolo XI, tra le rovine dell’antica Tusculum si insediò la potente famiglia dei Teofilatti che prese il nome di Conti di Tuscolo, divenuti celebri per il loro dominio assoluto su tutta l’area dei Colli Albani. Con la fine del dominio dei Crescenzi in Roma, essi riuscirono ad impadronirsi del Papato. Un loro rampollo, Teofilatto, fu fatto papa giovanissimo nel 1033 con il nome di Benedetto IX e fu questo uno dei periodi più neri della storia della Chiesa. Il sentimento di indipendenza da Roma portò alla distruzione definitiva dell’antico baluardo Tuscolano, all’alba del 17 aprile 1191. Con la fine di Tuscolo, fu anche il tracollo in Roma della potente famiglia uno dei cui discendenti diede origine alla non meno importante famiglia dei Colonna.
Gli Annibaldi: la potentissima famiglia della nobiltà romana, che annoverò numerosi senatori e cardinali, si suddivideva in tre branche: della Molara, di Monte Compatri e Zancato. Nel 1226 il cardinale Riccardo Annibaldi, acquistò il castello della Molara, le cui rovine sono ancora visibili al chilometro 25 della via Anagnina. Morì nel 1272 e nel suo testamento compare per le prima volta il nome Monte Compatri. Agli inizi del ‘300, troviamo signore di Monte Compatri, Mattia Annibaldi che dette il nome alla località Colle Mattia, sita in parte nel comune di Roma e in parte in quello monticiano. A lui successero il figlio Giovanni, il quale in un periodo della sua vita fu confinato da papa Clemente V nel suo castello di Monte Compatri e quindi il figlio di quest’ultimo Annibaldi che fu il primo a fregiarsi del titolo “de Montecompatris”. Verso il 1424, uno degli eredi, il nipote Paluzzo, uccise il nobile romano Savello Savelli, con il quale era comproprietario del castello di Nemi. L’omicida fu catturato e giustiziato e i suoi beni confiscati dalla Camera Apostolica che inoltre costrinse gli altri Annibaldi, possessori delle tenute di Monte Compatri, a cedere le loro proprietà, un terzo delle quali andarono alla famiglia dei Savelli.
Savelli: Caterina Savelli, ebbe una parte di Monte Compatri a titolo di risarcimento per l’uccisione del marito. Molto probabilmente questa parte consisteva in una fattoria fuori del centro abitato di allora e identificabile nella zona chiamata ancora oggi Lu Viculozzu, dove un paio di strade portano il nome di quella casata: via Savelli e vicolo Savelli.
I Colonna: la Camera Apostolica decise di vendere all’asta i propri beni per ricavarne i mezzi per la guerra contro i Turchi, tra i beni c’erano i cinque sesti del territorio di Monte Compatri. Guarda caso l’asta fu vinta da Lorenzo Colonna, fratello del Papa Martino V. In seguito Lorenzo rilevò anche la parte dei Savelli, formando un’unica proprietà. I nuovi signori di Monte Compatri, dal 1423, diventano dunque i Colonna. Correva l’anno 1430. Il successore di Martino V fu Eugenio IV, il quale non gradiva i Colonna. Dopo lunghe e sanguinose lotte, nel 1436, il feudo di Monte Compatri tornò di proprietà della Camera Apostolica.
Marco Sittico Altemps: Marc’Antonio Colonna, a cui Pio IV aveva nel 1559, restituito il castello di Monte Compatri, pensando di trasferirsi alla corte di Spagna, vendette la proprietà al cardinale Marco Sittico Altemps. Il 14 gennaio 1475 l’acquisto era concluso. Questo importante personaggio della Controriforma nacque ad Hohenems, in Austria, dal nobile Wolf Ludwig von Hohenems e da Chiara de’ Medici, sorella di papa Pio IV. Dopo l’elezione al pontificato dello zio, il suo ramo della famiglia si trapiantò in Italia ed adottò il cognome Altemps (traduzione letterale di Hohenems). Venne innalzato al cardinalato nel concistoro del 26 febbraio 1561 ed ottenne il titolo dei Santi XII Apostoli, venne nominato legato di Avignone, arciprete della basilica di San Giovanni in Laterano e legato pontificio al Concilio di Trento. Governatore di varie città dello Stato Pontificio, finanziò l’erezione del Collegio Helvetico e fece costruire Palazzo Altemps a Roma, dove depositò le collezioni della sua famiglia. Morì a Roma nel 1595 e venne sepolto nella cappella che si era fatto costruire nella chiesa Santa Maria in Trastevere. Fu signore di Monte Compatri fino al 1595. Sono legati alla sua memoria il Palazzo Altemps e il Palazzo Borghese la cui costruzione fu terminata dal Cardinale Scipione Borghese.
I Borghese: la famiglia senese dei Borghese tenne la signoria del nostro paese più a lungo di tutti: oltre 200 anni. Il cardinale Scipione Borghese prese possesso del Principato di Monte Compatri il 24 dicembre del 1613. Marcantonio I (1504-1574), politico ed avvocato, si trasferì a Roma, dove lavorò a servizio dei papi. Il figlio Camillo (1552-1621) divenne papa Paolo V (1605) e favorì con cariche e ricchezze i parenti, tra questi il nipote Scipione (1576-1633), cardinale che fece costruire Villa Borghese a Roma, il più grande parco pubblico di Roma fatto realizzare nel XVII. La sua operosità è riflessa nelle numerose operose edilizie della capitale. Nel suo possedimento monticiano in primo luogo fece edificare l’odierno Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, terminata poco prima della sua morte e il Palazzo Borghese oggi sede del Comune.
Beato Pietro da Monte Compatri: ritenuto dalla tradizione compagno di San Francesco d’Assisi, che forse accompagnò nel viaggio in Spagna(1213-14). Fu fondatore del convento francescano di Oviedo nel 1214. Si ignorano il giorno e il mese della sua morte che alcuni cronisti fissano nel 1216, e altri nel 1268, a seconda della lettura e dell’interpretazione dell’epitaffio posto sul suo sepolcro oviedano. Le sue ossa furono traslate, sempre entro la chiesa del convento di San Francesco, il 26 maggio 1487 e il 18 settembre 1594 e, in questa ultima traslazione accaddero degli eventi miracolosi. La città di Oviedo lo venerò assai presto come santo e questo titolo compare nei martirologi spagnoli, nel Martirologio Francescano compare con il titolo non confermato, di beato.
Santa Brigida: la santa a cui era dedicato in origine il Duomo del paese, nacque nel 1303 a Finsta, in Svezia, quando la Scandinavia era ancora cattolica. I suoi genitori appartenevano alla più alta nobiltà. A dieci anni Brigida ebbe la prima visione mistica di Cristo e desiderò prendere il velo, ma suo padre qualche anno dopo le impose per ragioni politiche di sposare il diciottenne Ulf Gudmarsson. Dal matrimonio nacquero otto figli, quattro maschi e quattro femmine, fra cui quella che poi divenne S.Caterina di Svezia. Sposa e madre, dama di corte. Questa fu la sua vita per oltre vent’anni, finché il marito morì. Era il 1344. Per Brigida ora è il momento della svolta. Decide di indossare l’abito cinerino del Crocifisso della Verna, simbolo di povertà e penitenza. Iniziano le rivelazioni celesti, rivelazioni che le giungevano in uno stato d’estasi e che al risveglio scriveva lei stessa oppure dettava al suo confessore, attraverso le quali divenne una messaggera di Cristo per comunicare, perorare ed esortare il Papa e i prelati. Passò la vita in preghiere e penitenze per ottenere da Dio la riconciliazione e la purificazione della Chiesa, che attraversava un momento molto difficile della sua storia.
Venerabile Giovanni di Gesù Maria: nato a Calahorra, in Spagna, nel 1564. A 18 anni, passa dalla Università di Alcala de Henares al noviziato dei Carmelitani Scalzi di Pastrana, col nome di Juan de Jesus Maria e il 23 gennaio 1583 emette la sua Professione. Partecipa nel 1593 al Capitolo di Cremona, nel quale avviene la separazione degli Scalzi dai Calzati. Rientrato nel Convento di Genova, eretto in Noviziato, assume la cura dei Novizi. Nel 1597 è chiamato a Roma, principale estensore delle Costituzioni della nascente Congregazione d’Italia. Di nuovo Maestro dei Novizi in S. Maria della Scala e incaricato per la formazione nell’Ordine, è consigliere di cardinali, di papi e di santi. Nel 1611 viene eletto terzo Preposito Generale e il 28 maggio 1615, giorno dell’ Ascensione, si spegne nel convento di S. Silvestro a Monte Compatri, presso Frascati. Là ancora oggi si venera il suo corpo incorrotto.
Filippo Luzi: nacque il 19 luglio 1665. Si affermò a tal punto netta pittura che nel 1695 fu eletto accademico di S. Luca. Sue opere sono conservate: nella Galleria dell’accademia di S. Luca; al Museo Nazionale di Stoccolma; a Roma in S. Prassede; in S. Francesco di Paola; di Artena; nel Convento di S. Silvestro a Monte Compatri, a S. Gregorio di Sassola ecc. Muore nel 1725.
Marco Mastrofini: Monte Compatri riconosce in Marco Mastrofini, insigne filosofo e matematico, il suo cittadino più illustre, il più degno di essere ricordato, tanto da dedicargli un monumento in viale Busnago, la Passeggiata, la strada più frequentata del paese, forse la più importante, e una piazza. Marco Mastrofini nacque a Monte Compatri il 25 Aprile 1763. La sua maggior gloria resta la : “METAPHISICA SUBLIMIOR DE DEO TRINO ET UNO, SIVE HUMANAE RATIONIS TENTAMEN AD TRINUM IN UNO SEMIPLICISSIMOQUE DEO PERSONARUM EXISTENTIA RIVELATIONE JAM NOTAM DEMONSTRANDAM”. Muore il 3 marzo 1845, all’età di ottantuno anni (e una lapide, posta dal Comune di Roma, lo ricorda “dotto in filologia, teologo e filosofo). Dopo il solenne funerale in S. Maria in Aquiro viene trasportato a Monte Compatri per essere sepolto, come suo desiderio, nella Chiesa di S. Silvestro.
Mons. Leandro Ciuffa: religioso, nacque il 1° novembre 1794 da Pietro Paolo e Teresa Mastrofini, sorella di Marco. Suo zio lo volle con sé ai primi passi scolastici nel seminario tuscolano, ove insegnava filosofia. Acquisì una profonda cultura che agevolò i suoi studi alla «Sapienza» di Roma ove «addimostrò somma attitudine in ogni maniera di scienza». Ricoprì importanti incarichi: oltre ad avvocato fiscale dell’Inquisizione fu «Ponente» della Sacra Congregazione della Consulta, Uditore del supremo Tribunale della Signatura e presidente del Tribunale Civile ed Ecclesiastico. Nei suoi ultimi dodici anni fu consigliere provinciale di Roma e Comarca. Ebbe molte iniziative, tra le quali, la costruzione della via Frascati – Monte Compatri. Morì il 21 gennaio 1862.. Suo nipote don Celestino Ciuffa ne eseguì l’ultima volontà: attendere il giudizio di Dio, in S. Silvestro, accanto allo zio Marco Mastrofini.
Santa Francesca Saverio Cabrini: comunemente conosciuta come Madre Cabrini, è una santa italiana, poi nazionalizzata negli Stati Uniti. Nacque a Sant’Angelo Lodigiano (Lo), un3 amena località situata nella ricca pianura lombarda, a trenta chilometri da Milano, il4 15 luglio 1850 da una modesta famiglia di agricoltori e morì a Chicago il 22 dicembre 1917, venne Beatificata il 13 novembre 1938, Canonizzata il 12 luglio 1946. Il 17 settembre 1950 fu proclamata da Pio XII “Patrona Universale degli Emigranti”.
Venerabile Mons. Antonio Augusto Intrecciatagli: nacque a Monte Compatri il 18 Febbraio 1852. Entrò nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi e vi professò la regola il 20 Gennaio 1868. Fu ordinato sacerdote nella Cattedrale di Civita Castellana il 22 Maggio. Più volte superiore provinciale della provincia romana promosse con grande saggezza e dedizione la religiosa. La S. Sede gli affidò delicati incarichi di fiducia fino a quando il Papa S. Pio X lo elesse alla sede vescovile di Caltanissetta il 24 Aprile 1907. Nel 1919 fu promosso alla sede Arcivescovile di Monreale. Uomo di Dio e pastore zelante, profuse tutte le sue energie a servizio della Chiesa e delle anime. Morì in Monreale il 19 Settembre 1924. La sua causa di canonizzazione iniziata nel 1952, avuto esito positivo con la dichiarazione di Sua Santità Giovanni Paolo II , con decreto del 22-01-1991 ha riconosciuto le virtù eroiche dichiarandolo così VENERABILE, delle il 22 Gennaio 1991. Mons. Antonio Augusto Intrecciatagli fu padre spirituale di S.Francesca Saverio Cabrini, la prima santa degli Stati Uniti d’America e madre degli emigranti.
Alessandro Moreschi: l’ultima persona al mondo ad essere stata evirata in giovane età con la finalità di preservarne la voce di fanciullo e di introdurlo quindi al canto. Nacque a Monte Compatri l’11 novembre 1858 e morì a Roma il 21 aprile 1922. Moreschi inizia la scuola di canto nel 1871, presso la scuola di San Salvatore in Lauro, a Roma e dopo 12 anni di severi studi, nel 1883, entrò a far parte del Coro della Cappella Sistina. Cantò anche, in seguito, nel Coro della Cappella Giulia e in quello della Cappella Lateranense, oltre che in università, sale da concerto e nei salotti della “Roma bene”.
Avv. Placido Martini Martire Fosse Ardeatine: una della figure umane più importanti nella storia moderna di Monte Compatri, è rappresentata dall’avvocato Placido Martini (1879-1944). Si laureò in giurisprudenza e iniziò la sua professione di avvocato. Rientrato a Monte Compatri alla fine della Prima Guerra Mondiale, riprese la sua attività forense incentrata sempre sulle rivendicazioni sociali, riuscendo ad ottenere terre per tanti contadini laziali e buona parte della tenuta di Pantano Borghese per i monticiani. L’avvento del fascismo bloccò, purtroppo, ogni sua attività. Questa “prigionia” rafforzò ancora di più il suo amore innato per la libertà e la giustizia sociale, così nel 1943, rientrato a Roma, organizzò un gruppo partigiano e fondò il giornale “L’Unione Nazionale”. Tradito da alcuni suoi collaboratori, fu arrestato dai tedeschi e portato in carcere. Il 24 marzo 1944 fu trucidato alle Fosse Ardeatine insieme ad altre 339 persone, tra le quali c’era un altro monticiano, Mario Intreccialagli, ciabattino in Roma, ma anche lui eroico partigiano.
Arduino Transerici: Nato a Monte Compatri nel 1901 e deceduto nel 1999, Arduino Transerici rappresenta un fulgido esempio della tradizione pittorica che da sempre accompagna i monticiani. Arduino Transerici, alla Scuola d’Arte di Roma dove si distingue per i risultati ottenuti tanto da meritare un attestato di lode da parte del Sindaco della capitale dell’arte. Nel 1924 decide di emigrare e di tentare la fortuna in Sud America. In Brasile, la sua grande vena pittorica lo portò in breve tempo al meritato riconoscimento artistico in terra straniera. Oggi, sia il Brasile che il Venezuela portano in sé il segno del nostro Arduino. Tornato in Italia, nella sua Monte Compatri, non fatica di certo a farsi apprezzare e le sue opere si possono ammirare a Frascati, Rocca di Papa, Monte Porzio Catone, Rocca Priora e naturalmente a Monte Compatri.
Alfovino Missori: Monte Compatri alla ribalta con un nuovo pittore. Nato nel 1901 e morto nel 1993, adolescente ancora, scoprì nella natura che lo circondava il senso mistico dell’arte; nel paesaggio, il colore e nell’aspetto esteriore degli uomini, l’espressione dell’anima. Maestro del paesaggio, sa trasformare negli ampi panorama, la vitalità e la placida essenza del creato, come nel «Panorama di Monte Compatri», ove l’abitato, lindo e raccolto sembra nascondere la vita operosa e tumultuosa di ogni giorno e la campagna che lo circonda, il lento maturarsi delle messi, accarezzate dalla luce del sole, che non sai se quella luminosa del mattino o quella feconda del meriggio, tanto è espressiva la sintesi creativa dell’artista.
Curzio Pagliari: pittore e scultore (1913-1991). Dopo aver svolto, in gioventù, svariati mestieri, trova nella lavorazione del marmo il compromesso che lo tiene vicino al mondo dell’arte, senza tralasciare quella che è la sua vera passione: la pittura, continuamente ispirata dall’esplosione vegetativa che adorna la sua Monte Compatri. L’attività di marmista lo porta a conoscere e a diventarne allievo, Giovanni Ordini, docente all’Accademia delle Belle Arti di Roma, il quale forma il giovane Curzio sulla tecnica della scultura del marmo. Tra le principali opere da lui eseguite ed esposte a Roma, possiamo ricordare: “La Madonna della concezione in Nigeria”; “Il Redentore”, collocato all’ingresso del Cimitero Monumentale del Verano; “Il Cristo ecce Homo” in piazza S. Francesco in Trastevere; due bassorilievi in travertino all’interno della Banca Interfiume di via Po; un grande bassorilievo in travertino all’interno del Ministero della Sanità all’EUR; un altorilievo nella chiesa di Don Bosco. A Rocca Priora, nella chiesa Madonna della Neve, si trovano invece 10 quadri rappresentanti la vita di san Vincenzo e la statua in peperino “Fanciullo che studia”, monumento ai coniugi Vinci. A Monte Compatri, nelle adiacenze del palazzo comunale, si erge un bassorilievo monumento a Placido Martini e Mario Intreccialagli, due monticiani Martiri alle Fosse Ardeatine e, nel cimitero, un “Cristo Risorto” e una “Madonna Rosa Mistica”. Per il prof. Saltarelli, scultore a Parigi, Pagliari produce una serie di sculture collocate in una via centrale della capitale francese. Nel 1966-67 si dedica ad una serie di restauri presso il Vaticano. Nel 1968 ricostruisce la famosa Fontana dei quattro Mori a Marino e la fontana in piazza Madonna della Neve a Frosinone.
Ruggero Villa: nasce nel 1914. Fin da giovane fece parte dell’Azione Cattolica. La Seconda Guerra Mondiale lo vide impegnato sul fronte greco, catturato fu internato in Germania. Tornato dalla prigionia riprese l’attività nell’Azione Cattolica e nel partito democristiano. Nel 1953 fu eletto deputato della Democrazia Cristiana. Per lungo tempo fu anche sindaco di Monte Compatri, dove portò a termine importanti lavori di ammodernamento. A livello nazionale determinante il suo atteggiamento a favore dei combattenti, mutilati e reduci.
Alfredo Michetti: nasce a Monte Compatri nel 1919, muore a Velletri il 6 febbraio 1993. Sensibile fin da ragazzo al fascino delle arti (poesia e pittura), ad esse si dedica rubando tempo allo studio. Amico di Carlo Levi, di Nando Di Biagio della rivista Castelli Romani e intimo di Amilcare Pettinelli di Fontanelle Romane. Nel corso degli anni, la sua spiccata professionalità di artista lo porta ad esprimersi, in particolare, nella poesia, nella pittura e nella grafica a china. Dalla sua produzione di oltre 800 poesie e di un centinaio di opere grafico-pittoriche emergono prepotentemente sia la sua sensibilità nei confronti del mondo che lo circonda che la chiarezza da lui sempre usata nei rapporti con le altre persone. Per circa 10 anni collabora con la Conca e con il Photo Club Controluce. Partecipa a mostre raccogliendo elogi e gratificazioni.
Padre Virgilio Missori: il recentemente scomparso Virgilio Missori nasce a Montecompatri (Roma) il 16-5 1921 da Odilio e Agnese Tassi, di antica famiglia monticiana: era di Borgo Missori , secondo di quattro figli maschi. Prese i voti a 17 anni nell’Istituto di Carità dei padri rosminiani e li rese perpetui a 21 anni. Si laureò in lettere moderne all’ Università di Roma e a 29 anni divenne sacerdote e quindi insegnante al Liceo Rosmini di Torino A 47 passò a Liceo di Domodossola, un prestigioso liceo che accoglieva la migliore gioventù del Nord Italia dove profuse la sua competenza dantesca, a 75 anni si trasferì a Roma nella sede dei Rosminiani di San Carlo a Corso , dove ha vissuto fino al 29 settembre del 2006. La sua vita è stata dedicata alla cultura, oltre ad essere un attento studioso di Dante è stato il più grande esperto contemporaneo di Tommaseo, dalmata di Sebenico, del quale ha pubblicato il carteggio con Rosmini in tre volumi e quello con Viesseux in 2 volumi. Socio di molte Accademie culturali e , in particolare, della Società Dalmata di Storia Patria visse la sua vita consacrata in stile monastico.